Esordisce alla metà degli anni Cinquanta nelle vesti di pittore, dedicandosi a indagare le molteplici potenzialità espressive dell’autoritratto campito su fondo neutro e in dimensioni reali. Queste prime opere ispirano la successiva serie dei Quadri specchianti, caratterizzata dallo scontorno di fotografie di figure umane a grandezza naturale su lamiere di acciaio riflettenti, così da creare un effetto di trompe-l'oeil e un infinito gioco di rimandi tra figura rappresentata e figura riflessa, moltiplicando i punti di vista. Col passare degli anni sperimenta, specie nelle vesti di scultore, vari media e molteplici stili, avvicinandosi all’arte povera e all’estetica pop e neodadaista. Capolavoro di questa fase è la celeberrima Venere degli stracci. Nel corso degli anni Ottanta modella soprattutto teste o torsi a grandezza superiore a quella naturale, in polistirolo e poliuretano, a testimonianza di un ripensamento della finzione classicista attraverso la scelta di materiali ‘anticlassici’. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia.
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