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Premio Don Antonio Balletto

Premio Don Antonio Balletto



incontro

Premio Don Antonio Balletto

4 aprile 2014, ore 11.30
Cortile Maggiore

Conferimento del primo premio Don Antonio Balletto a don Luigi Traverso, già parrocco della chiesa di San Siro e a seguire cerimonia di intitolazione del cortile maggiore di Palazzo Ducale a Don Antonio Balletto.

È intervenuto S.E. mons. Angelo Bagnasco.

Oltre il dialogo
"Scambiarsi il pane" un'idea di futuro

I perché della dedica a Don Antonio del Cortile del Ducale

di Luca Borzani, da Il Secolo XIX del giorno 3 aprile 2014

Una ceramica realizzata da Andrea Musso, che per le edizioni Marietti disegnava le copertine dei libri, accompagnerà la lapide che dedica a Don Antonio Balletto il Cortile Maggiore di Palazzo Ducale. È un riferimento forte a una straordinaria esperienza editoriale che in una Genova segnata dal declino post industriale aveva portato le voci di grandi intellettuali europei e, soprattutto, aveva aperto alla cultura ebraica ed islamica. Per Balletto era finito "iltempo del confronto e del dialogo" e doveva cominciare il tempo della "condivisione e della co-costruzione”, del "produrre il pane da scambiarsi, pane materiale e pane della cultura".
C'era un'idea di città, di futuro possibile, in quella visione largamente anticipatrice che teneva insieme le due sponde del Mediterraneo,ma anche imigranti che iniziavano a popolare il centro storico. E c’era una idea di cultura fondata sulla libertà, la dignità, il rispetto. Che assumeva il confronto con la contemporaneità e la complessità sociale come fondamento, come strumento di crescita della comunità.

Nulla di più lontano dalla polverizzazione del pensiero prodotta dai media in quegli stessi anni, quelli dell’edonismo e della spettacolarizzazione, della produzione dell' “evento”. I temi della cultura segneranno anche nei decenni successivi e il brusco allontanamento dalla casa editrice, la riflessione di Antonio Balletto, grande intellettuale che si dipingeva come "artigiano che rivede gli strumenti nel capanno". Una cultura non per pochi, fatta da letterati e illetterati, di incontri dove si impara a tenere viva l’intelligenza, a ben ragionare, o meglio,come diceva "il buon ragionare". Cultura capace di conflitto perché “passare la vita ad adeguarsi non è il massimo che si possa avere”; che aiuta a ricomporre la tela strappata del sociale; che si coniuga con “il gran dovere del pensare, del pensare insieme”.

Anche se questo significa attraversare, più che notti bianche, qualche notte nera. Il nuovo Palazzo Ducale deve molto a Don Antonio Balletto. Con lui furono pensati i primi cicli di incontri, la necessità di essere spazio apertoatutti, di lavorare per ricomporre e non per dividere, l’uscita da una logica di nicchia o dei salotti. La dedica del Cortile Maggioreèquindi lontana da una retorica della memoria, ma è gesto di riconoscenza.

Quella che si ha per un maestro. Definizione usata da Don Andrea Gallo per descrivere Balletto. Perché Don Antonio è stato davvero un maestro. E non solo per i tanti studenti provenienti da ogni parte del mondo che lo hanno avuto per oltre quarant’anni docente di teologia o per la gente di S.Fruttuoso, che lo ha seguito per venticinque anni in una straordinaria, libera scuola di teologia popolare, ma per tutti coloro, imprenditori, politici, operai, mendicanti, che bussavano alle porte del suo studio in Piazza S.Matteo. Ironico, dolce, autorevole, un maestro senza cattedra ascoltato con rispetto da tutti. Anche da coloro che non concordavano con le sue parole. Che non sempre erano lievi. Come quando abbandonò polemicamente il Consiglio di indirizzo della Fondazione Carige, o criticava severamente una dimensione della politica che cedeva all’incursione di capitani di ventura, o meglio di “sventura”, o se la prendeva con una Chiesa ancora troppo lontana dal Concilio, troppo "clericale".

Un prete e un intellettuale laico Don Antonio, che aveva in orrore l'idea stessa di una "cultura cattolica", perché la cultura non deve avere aggettivi. E un uomo forte, che sorride davanti al male che lo segna sempre più pesantemente e si propone di scrivere ogni settimana su "Repubblica" perché non può più andare in giro a confrontarsi, insegnare, dare speranza e pensiero.
Affaticato dagli anni e dalle malattie accetta di presiedere il Forum del Terzo Settore dopo essere stato presidente della Federazione Solidarietà e Lavoro. Perché fare culturaèanche occuparsi del lavoro, delle povertà, della promozione sociale. E la fermezza contro l’ ingiustizia era proprio del carattere di Balletto.
In lui c’era ancora il ragazzo che, minacciato e messo al muro dai fascisti, rifiuta di pronunciare parola. In tutto questo il senso di una dedica. In un Palazzo che oggi è spazio di idee per la città, così come lui aveva contribuito a pensarlo.