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Biosphera MW32

Focus On N.42, 22/10/2007

Tomas Saraceno nel Cortile Maggiore

A china su carta, una città proiettata su uno specchio d’acqua: “Air-Port City”; nell’aria, le sue biosfere dentro e fuori la Galleria Pinksummer che ospita una nuova personale di Tomas Saraceno (già in galleria nel 2004), da sabato 20 ottobre al 7 dicembre 2007. Nel Cortile Maggiore di Palazzo Ducale, appesa alle balaustre “Biosphere MW 32” gioca con la luce che trapela dall’alto e con il riverbero che rimbalza dalle pareti bianche. È un agglomerato di sfere in PVC, tenuto insieme da funi nere e arricchito da piantine d’edera. Forse, domani, naturali elementi di raccordo della struttura al posto delle corde. 

Saraceno crede che “non ci sia distinzione tra uomo e natura”, e vede anche le città come parte fondante dell’attuale ecosistema. Proprio in quanto parti di questo tutto, Saraceno intende agire sul nostro percepire fenomeni e cose nella sua ideale progettazione di una città aerea, priva di confini geografici e regolata, come accade per gli aereoporti, da leggi internazionali.

Di origine argentina, da qualche hanno con casa a Francoforte, Saraceno è, come le sue architetture cittadino del mondo, nomade costruttore di architetture volte a far riflettere sulla relazione tra fenomeni, oggetti, spazi. La sua materia “è al 99% aria”, elemento dominante a cui lui aggiunge la gente, le piante e l’interazione. Perché in ultima istanza al centro della sua operazione campeggia l’idea di stabilire un canale di comunicazione, per spingersi oltre verso l’osmosi, ovvero una forma di collaborazione partecipativa. Tomas Saraceno riflette sulle difficoltà di relazione e comunicazione tra le città della nostra contemporaneità, e il suo intervento abbraccia l’idea di un’ecosistema dove tutti gli elementi siano in costante dialogo e interazione, per un rinnovamento e un’esistenza autonoma e autosufficiente. Per costruire la sua biosfera si &rgrave; avvalso dell’apporto di scienziati e ingegneri accostandosi a loro e alle strutture spaziali. L’architettura, intesa come scienza del modificare l’ambiente, per Saraceno è troppo lenta e statica, il suo modello utopico di città aerea si fonda anche sulla volontà - entrando in ambito sociologico - di condivisione e di solidarietà. È il modello Web 2.0., così com’è caratterizzato da entusiasmo e coinvolgimento orizzontale tra le parti, quello a cui lui aspira. Perché la forza di un’idea “non sta tanto in chi la genera, quanto in chi la sposa e la porta avanti realizzandola e diffondendola”. Di recente a Milano, all’Isola Art Centre, ha stimolato – come in altre parti del mondo – il riuso di sacchetti di plastica per la creazione di un Museo Mongolfiera, “il primo senza sede fissa, né collezione permanente. Struttura che si ingrandisce e si attualizza man mano che entra in contatto con la gente”.

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