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Budapest 1956. Una battaglia per la libertà

Focus On N.14, 4/04/2007

Budapest 1956: reportage fotografico di Erich Lessing

La mostra sarà visitabile nell’atrio di Palazzo Ducale fino al 13 aprile.

Alcune pieghe della storia rimangono per molto tempo nel silenzio. È successo anche alla rivoluzione di Budapest nel 1956, la prima vera ribellione al potere sovietico. Lo scorso ottobre, in occasione del cinquantesimo anniversario Lajos Pintér ha ricordato al Centro Culturale Europeo i tredici giorni di speranza soffocati nel sangue dall’armata rossa.

Martedì 3 aprile un altro evento commemora la rivoluzione fallita. A Palazzo Ducale, i ragazzi della Consulta Provinciale degli Studenti di Genova, organizzano la mostra fotografica Budapest 1956, con le foto di Erich Lessing, testi e documenti dell’epoca. L’esposizione è stata allestita nell’Atrio del palazzo, sarà visitabile fino al 13 aprile, dalle 9.00 alle 18.00.

Lessing, fotografo viennese di origine ebraica, nel dopoguerra dedicò gran parte della sua attività a raccontare i paesi rimasti nell’orbita dell’Unione Sovietica. Era nella capitale ungherese quando la popolazione insorse.

Non era un paese alla fame l’Ungheria. Le ragioni della rivolta non vanno ricercate nella miseria, ma altrove. «L’oppressione era lì, una presenza costante - dice Sandro Chierici, il curatore - la ribellione venne da un profondo desiderio di libertà». Geza Mihalyi, testimone diretto di quegli eventi e membro della resistenza, aggiunge che: «i russi dello zar avevano già combattuto contro il popolo ungherese nell’Ottocento, durante la guerra con l’Austria. E dopo la seconda guerra mondiale si rivelarono occupanti particolarmente crudeli». L’ostilità non era dunque roba recente, affondava le radici nel movimento di liberazione di Kossuth.

Accanto alle foto, i documenti completano il quadro. Ci sono testi letterari (Sándor Márai, per esempio), stralci di comunicati delle poche radio libere ungheresi dell’epoca, e alcune testimonianze dall’Italia. Come quella del cardinale Montini, che diventerà Papa Paolo VI: «il quale capì l’importanza di quell’evento e sostenne gli insorti», dice Sandro Chierici. Su un altro pannello, un articolo di Pietro Ingrao dall’Unità del 25 ottobre 1956, il quale descrive i ribelli come controrivoluzionari e appoggia l’intervento sovietico: «un intervento lucido, ma che evidenzia l’errore in cui incappò la sinistra di allora», continua il curatore.

Budapest 1956 segue la precedente iniziativa della Consulta, una mostra sulla resistenza al nazismo della Rosa Bianca.

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