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Genti di Dio

Focus On N.9, 06/03/2007

La mostra fotografica Genti di Dio di Monika Bulaj, organizzata dal Centro Culturale Europeo a Palazzo Ducale – Loggia degli Abati

«L’Europa orientale è un mondo vicinissimo e sconosciuto». Introduce così, Monika Bulaj, il senso di un lavoro durato circa dieci anni, durante i quali ha viaggiato tra il Baltico e il Mar Nero, attraversando frontiere, paesi, lande sterminate, usanze, costumi e fedi.

La mostra Genti di Dio, organizzata dal Centro Culturale Europeo, raccoglie il frutto dell’itinerario materiale e spirituale dell’antropologa, scrittrice e fotografa di origine polacca, che vive e lavora a Bergamo. Le immagini si potranno vedere a Palazzo Ducale - Loggia degli Abati, fino all’1 aprile 2007.

«L’Europa Orientale - continua Bulaj - è un mondo povero eppure grandioso nella sua bellezza. I giornali non ne parlano. [...] È un labirinto di meraviglie, troppo complesso per un mondo mediatico che banalizza e semplifica».

Camminando a piedi, ha iniziato il percorso dalla sua Polonia, «tra contadini, pentecostali e carismatici, capaci di rompere, nell’estasi, ogni barriera di lingua e cultura».

Sono terre in cui il tempo si è fermato. A stare lì sembra che il Muro di Berlino sia ancora in piedi, ritto, con il suo fardello di conflitti e divisioni. Eppure, là si trovano intrecci inaspettati di culture, usanze, religioni: «fedi passionali, che i chierici dell’Islam, del Cristianesimo o dell’Ebraismo bollano spesso come superstizione».

Le suggestioni non si limitano ai paesaggi. Anche le persone riservano sorprese, figure che sembrano uscite da un film di Kusturica, un racconto di Borges, un romanzo di Marquez. «Ho conosciuto un poeta che sapeva a memoria il Capitale di Marx, costruiva aspirapolveri per le mucche e aspettava l’arrivo di Messia alla fine dei tempi», dice Monika.

Ma la strada percorsa dalla Bulaj è lastricata da persecuzioni, tormenti, sofferenze senza fine. Come quelle che hanno dovuto subìre i Rom, i Lemki (o Ruteni), gli Armeni, i Rodopi bulgari.

Perché Genti di Dio? È la stessa fotografa a spiegarlo: «La chiesa cristiana d’oriente è un’inesausta fonte di spiritualità. Nonostante le sue gerarchie si siano fortemente compromesse col comunismo e col nazionalismo spinto, essa emana, a livello popolare, una forza magica di grande attrazione. [...] Mormorar di preghiere, baci su libri, icone, reliquie, croci. Girare sulle ginocchia intorno a montagne sacre. Prostrazioni, processioni, pellegrinaggi. Il bisogno del sacro. Intemperante, smodato. Fatto di anima e corpo».

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