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Festa 20 anni

20 maggio festeggiamo insieme 20 anni

Palazzo Ducale e Porto Antico
20 maggio 2012


L'intervista a Marc Augé

Marc Augé Se per Lucio Caracciolo Palazzo Ducale “è una fabbrica di cultura su più piazze”, Marc Augé (etnologo e antropologo francese, inventore del nonluogo) intervistato da Giuliano Galletta su Il Secolo XIX di domenica 19 maggio 2012, lo definisce “il simbolo di unità della città”.

L’INTERVISTA di Giuliano Galletta
Marc Augé, antropologo, sociologo, filosofo, ha inventato il concetto di “Non luogo” e ha studiato il rapporto tra spazi urbani e mentalità collettiva. È intervenuto in tre occasioni a iniziative culturali del Palazzo Ducale di Genova, città che conosce bene.

Professore cosa pensa del modello di vita culturale del Ducale?
«Mi sembra che il Palazzo Ducale costituisca un’istituzione molto importante. Soprattutto in questo momento di crisi in cui la cultura è più che mai essenziale per la vita sociale. Ciò che mi piace è la combinazione di cose diverse. Si tratta di infatti di un luogo pubblico, di una sede espositiva per mostre ammirevoli d’importanza mondiale e al tempo stesso di uno spazio di discussione dove intervengono gli specialisti delle scienze umane, della filosofia, delle arti. È la coesistenza di queste funzioni che rende il Ducale un’esperienza molto importante».

Un piccolo Beaubourg?
«È abbastanza diverso dal Beaubourg, perché l’istituzione francese è dedicata piuttosto all’arte contemporanea, ci sono anche degli incontri e una biblioteca che funziona bene, ma credo che Palazzo Ducale abbia un’originalità rispetto al Beaubourg; in primo luogo perché si inscrive in una continuità storica e poi perché ha un calendario di incontri stagionale. In sostanza è un luogo antropologicamente più significativo».

Nel senso che è più integrato nella vita della città?
«È proprio questo che è importante, il fatto che è un simbolo di unità della città: della sua continuità storica e al tempo stesso della sua attualità, un posto ove ci si incontra, socialmente rilevante. Gli spazi vivibili si trovano non solo all’interno del palazzo ma tutto intorno; ci sono anche attività tradizionali nella piazza, si possono fare acquisti nei mercatini».

Il contrario di un “Non luogo”?
«Il dibattito sui “Non luoghi” è tutto interno alla modernità, ma forse l’ideale della modernità è proprio quello di fare incontrare le cose più antiche e più tradizionali con quelle più avanzate e più nuove. Ho visto appunto a Palazzo Ducale delle esposizioni sull’arte africana che sono del tutto moderne, sia per i materiali sia per la concezione espositiva, in cui i due elementi convergono».

Qual è il suo rapporto con Genova?
«È una città che amo molto. C’è la parte antica fra mare e montagna e naturalmente il porto, dove si ritrovano le tracce del mondo intero, è un porto commerciale che funziona e c’è un angiporto particolarmente affascinante. Ma quello che mi piace di più è il miscuglio di tradizioni straniere e locali».

Per gentile concessione de Il Secolo XIX


Lucio Caracciolo La testimonianza di Lucio Caracciolo
"Palazzo Ducale è una piazza. Meglio, una fabbrica di cultura su più piazze, stratificate su piani contorti, animate e trafficate da un'umanità locale ed esotica che ne ha fatto uno dei rari spazi destinati a saziare l'insospettabile fame di sapere del tempo attuale. Sapere insieme, in piazza.
Dalle stanze strette alla Sala del Maggior Consiglio - una basilica al coperto - si attorciglia, separa e dipana ogni giorno il fiume dei visitatori.
Esigenti, puntuti - fino agli irrinunciabili "scemi del villaggio", cui spesso tocca rivelare il sonno dei sapienti - mai sazi. Molti anziani, certo, ma anche tanti giovani: uno dei vantaggi della disoccupazione, perché Palazzo Ducale si può viverlo senza cacciare un soldo, scroccando sapere e intrecciando amori su e giù per le antiche scale. (Per qualcuno, immagino, è un problema.)
Della piazza il Palazzo riproduce la forza d'aggregazione. Luogo di scambio di pensieri e parole, fondato su radici mercantili. Ciò che una volta distingueva il Bel Paese – e lasciamo stare le "città ideali", le utopie rinascimentali che volevano riempire di senso geometrico i transiti umani nell'aldiquà. Miraggi dispersi nel cosiddetto postmoderno, o stravolti a Piazzale Loreto. Sicché oggi di piazze come Palazzo Ducale sentiamo irrimediabile bisogno. Non bene voluttuario: genere di prima necessità.
Quasi insensibilmente, con cadenza serendipica, qualche piazza rispunta nel caos delle superfetazioni antiurbane che in Italia pigramente classifichiamo città. Palazzo Ducale come l'Auditorium di Roma, con un bacino demografico sei volte inferiore, ma l'enorme "vantaggio dell'arretratezza" che poggia sull'ignoranza diffusa della storia di Genova e della civiltà genovese – non solo dove non riluce la Lanterna. Palazzo Ducale è l'unum necessarium per riscoprire il centro d'irradiazione postmedievale della "globalizzazione" protocapitalistica animata dai genovesi, di cui s'è persa traccia nella pedagogia nazionale. Epperciò destinato a stupire. Ad attrarre.
Con visibile sofferenza per gli autoctoni poco usi a smascherarsi – quasi tutti.
Alla fine delle nostre esplorazioni periurbane nei ben protetti labirinti di Genova, ogni volta la gravità ci spinge verso Palazzo Ducale. Vi troveremo sempre, dal mattino all'ora blu e oltre, qualcosa da sperimentare. Materia per l'occhio dell'anima, per la ginnastica della mente.
Sempre? Finora sì. Mi auguro che codesto finora si prolunghi nel tempo. Non ve n'è certezza, lo so. So anche che la tentazione di reinterpretare questa piazza come semplice antico palazzo ("ruina ipsa docet"), opportunamente "ristrutturato", non è esorcizzabile. Specie nell'era dei tagli (ragli) lineari. Resto però dissennatamente ottimista quando penso al pugno di appassionati che del palazzo hanno fatto piazza. Banda di rivoluzionari scettici, disseminatori del sapere autentico, quello che dubita di se stesso ma non dubita di dover dubitare. A loro la mia gratitudine di piazzaiolo romano, che Palazzo Ducale sente casa. E vorrebbe conservare piazza."




Alessandro Cavalli La testimonianza di Alessandro Cavalli
"C'è gente a Genova che ha voglia di cultura. La Fondazione del Ducale ha intercettato una domanda latente. È un segnale confortante. Non ce ne sono molti altri dello stesso segno. Per la cultura oggi Genova si pone tra le città d'avanguardia. Di ragioni, per spiegare il fenomeno, non ce ne è una sola, ma molte che convergono. Prima di tutto, c'è una quota consistente di persone colte che ormai sono uscite dal circuito produttivo e hanno più tempo per pensare. C'è anche una quota di giovani che al posto, o accanto, allo stadio, alla movida, alla discoteca ha voglia di capire in che razza di mondo viviamo. Studiano o hanno studiato, mentre i loro padri e le loro madri avevano appena la licenza media e forse neppure quella. Magari non tanto, ma qualche assaggio di "cultura alta" lo apprezzano pure. Ma c'è anche una quota di professionisti, dirigenti, insegnanti, impiegati che, usciti dall'ufficio, prima di tornare a casa, preferiscono sentire qualcosa d'altro, diverso dal loro lavoro e diverso dalle gioie e preoccupazioni della famiglia.
E poi, diciamolo francamente, c'è anche la crisi della politica che in passato aveva assorbito molta della voglia di partecipare alla vita pubblica. C'è gente che non ne può più della politica spettacolo, dei vari ring o salotti televisivi. Non volta però le spalle alla politica, ma rifugge dagli schematismi ideologici, cerca di capire, di approfondire, di farsi un'idea che non sia preconfezionata, non insegue certezze, o semplicemente conferme. E' un segnale che si sta formando un'opinione pubblica matura e riflessiva ? Ce lo auguriamo. Ma ci sono anche altre ragioni. C'è gente che ha raggiunto la saturazione della televisione tout court, è stufa di stare tutte le sere davanti allo schermo e, almeno una o due volte la settimana, si prende la libertà di andare fuori, al teatro, al cinema e, anche, agli incontri del Ducale.
Demonizzare la TV è un (cattivo) vezzo di intellettuali retro e un po' snob. Attraverso la TV, e con l'aiuto del Web, si può trovare tutta la cultura che si vuole. Ma gli incontri del Ducale possono offrire qualcosa che né la TV né il Web e neppure i quotidiani possono fornire. Noi apparteniamo ad una specie umana di transizione che ha ancora bisogno di guardare in faccia le persone. Magari fra cent'anni sarà diverso, ma la presenza fisica fa ancora una bella differenza. Perché mai andremmo a un concerto, in un'epoca dove la riproduzione tecnica del suono ha raggiunto la (quasi) perfezione?
Di fronte a uno schermo uno è sostanzialmente sempre solo. A un concerto, o anche a una conferenza, si va spesso con qualcuno, se non in gruppo, e alla fine si possono fare i commenti, confrontare le proprie impressioni con quelle degli altri, la possibilità di condividere fa differenza rispetto alla fruizione solitaria. Ma anche se ci si va da soli, si avverte la presenza degli altri, si osservano le loro reazioni, talvolta, l'oratore è in grado di suscitare emozioni collettive, ci si sente parte, sia pure fugacemente, di una collettività.
Purché quello che viene offerto sia di qualità. Per garantire un buon livello non ci si può limitare alla cucina locale. Il tessuto culturale della città offre molto, ci sono tante eccellenze nell'università, nelle istituzioni culturali e artistiche. Ma bisogna guardare al di là dell'Appennino e soprattutto al di là delle Alpi, per respirare l'aria della cultura che è per definizione locale e cosmopolitica allo stesso tempo.
Però, solo una parte della domanda di cultura è stata intercettata. Genova è una città un po' particolare: non ha un solo centro, ne ha tanti. Il Ducale non può arrivare dappertutto, soprattutto non tutti possono arrivare al Ducale senza dover passare mezza giornata sui mezzi pubblici. Un conto è andare a vedere ogni tanto una mostra o un museo. Il bisogno di fare e di fruire cultura non può essere soddisfatto una tantum. La sfida del futuro consiste nell'attivare un circuito virtuoso tra centro e periferia. Un bel compito per i prossimi amministratori."




Antonio Gibelli La testimonianza di Antonio Gibelli
"Ho un ricordo piuttosto sbiadito del Ducale prima del restauro, quando era Palazzo di Giustizia: grigio e austero, teatro dell'andirivieni frettoloso di persone indaffarate, preoccupate, senza alcun rapporto col sito, senza gioia e senza comunicazione, come sono di solito quelle che attraversano i luoghi dove si consumano i riti della giustizia, tra le carte ammonticchiate, l'affacciarsi di uscieri e lo sbatter di porte. Un palazzo grigio dentro una zona grigia della città, non però di quel grigio vivo e trasparente che è una delle bellezze di Genova, più semplicemente il grigio sporco dello smog dovuto al transito delle auto che salivano da via San Lorenzo.
L'immagine attuale del Palazzo ha ormai quasi cancellato tutto questo. E non solo per la sua trasformazione fisica, ma principalmente per la sua nuova destinazione d'uso. Il Ducale ha preso vita. Da luogo senza comunicazione è diventato strumento di comunicazione, come un grande megafono o un amplificatore di messaggi elaborati nelle sue sale o provenienti da lontano. Da luogo in cui ci si perdeva a luogo in cui ci si ritrova. Attraverso il Ducale la città comunica innanzitutto con se stessa: transito fisico tra la città della modernità e la città medioevale. Entri da un secolo, esci in altri secoli. Il palazzo è diventato anche luogo e strumento di comunicazione politica nel senso alto del termine. Non solo perché vi si incontrano anche - a tratti - grandi teorici e grandi personaggi della politica europea. Le sue facciate accolgono messaggi, le sue scalinate ospitano gruppi di persone che esprimono dichiarazioni d'intenti, memento, opzioni, manifesti: la pace, i diritti umani, il rifiuto della violenza. Per sostenere un'idea non è sempre necessario fare dimostrazioni grandiose e rumorose, bastano piccoli capannelli che si presentano periodicamente, che esibiscono simboli in silenzio. Come una gigantesca bacheca, il Ducale consente di affiggere e fa circolare questi messaggi. Infine, il Ducale è luogo di comunicazione culturale in senso proprio, con una dimensione cittadina, mediterranea, planetaria. Un luogo dove si svolgono grandi eventi in cui la cultura si carica di sentimento civico. Personalmente ho avuto un ruolo soprattutto negli eventi della storia, quello che abbiamo chiamato la Storia in Piazza. E mi sono domandato: perché tante migliaia di persone affollano le sue sale per iniziative come questa? Si è molto parlato negli ultimi decenni di usi pubblici della storia, dell'influenza della storia sulla vita pubblica, e lo studio di questo intreccio è addirittura diventato un genere storiografico. Ma possiamo parlare più precisamente di dimensioni civili della storia. La gente che partecipa agli incontri non è mossa da semplice curiosità, neppure solo da un generico desiderio di informazione. Possiamo supporre che alla base ci sia anche il bisogno di trovare risposte a qualche grande interrogativo che ci assilla. Riunirsi per sentire parlare di storia non è la stessa cosa che leggere libri ognuno per conto suo. Un po' come andare all'Opera nel corso del Risorgimento: il gesto ha una portata collettiva e largamente politica, il che coi tempi che corrono è una vera ricchezza. Funzione civile significa che indossando insieme le lenti della storia - ma lo stesso vale per l'antropologia, il dialogo interreligioso, la letteratura, il diritto... - si può sperare di affrontare i problemi del presente in maniera più consapevole e più aperta, più pronta ad accettare il cambiamento e la diversità.
Il Ducale è diventato anche questo. Perciò oggi lo sentiamo come una cosa viva."




Donald Sassoon La testimonianza di Donald Sassoon
"In questi ultimi tre anni sono stato il curatore della Storia in Piazza al Palazzo Ducale, ma i veri organizzatori, i pilastri di questo straordinario evento, sono stati Luca Borzani, Carla Turinetto e tutto il personale della Fondazione. I miei illustri ospiti stranieri, storici, filosofi e sociologi provenienti da Parigi, Londra, Cambridge, Yale, Columbia, New York, Berkeley, Tel Aviv, e molti altri luoghi sono rimasti esterrefatti quanto me. Uno per uno tutti i vecchi stereotipi sull'Italia sono andati in frantumi. Tutto funziona. Tutto è efficiente. Gli aerei prenotati, i rimborsi eseguiti prontamente, gli alberghi accoglienti. Le crisi inevitabili vengono gestite con calma e sangue freddo (compreso quella causata dalla nuvola vulcanica del famoso vulcano islandese, l'ormai noto Eyjafjallajökull (nome indimenticabile) che nell'aprile del 2010 bloccò tutto il traffico aereo Europeo.
Ma ciò che stupisce più di ogni altra cosa è il pubblico. Migliaia di persone, molti giovani, accorono, fanno la coda, o vengono presto per ascoltare ore di seminari, lectio, dibattiti, tavole rotonde e visitano mostre su argomenti non leggeri quali quello della Nascita delle nazioni (2010), l'Invenzione della guerra (2011), di Popoli in movimento (2012).
Le folle che si ottengono da Genova (popolazione: 600.000) e dal resto della Liguria (popolazione: 1.617.000) non sarebbero possibili a Parigi (popolazione: 10.300.000), a Londra (popolazione: 13.709.000) o a New York (popolazione: 19.400.000). Il perchè non lo sappiamo. Forse i genovesi sono molto più intellettuali dei parigini, dei londinesi, o dei nuovayorkesi? Sono più colti? Forse hanno più sete di cultura che altrove, forse a loro piace consumare cultura collettivamente e non sul divano del salotto. Ma forse non riescono ad ottenere il livello di cultura che desiderano dai "fornitori culturali" esistenti, penso soprattutto alla televisione e alla radio, con tutte le dovute eccezioni in un Paese che ha dato i natali a Leonardo e Dante! Se è così allora si deve riconoscere che il successo del Palazzo Ducale non consiste solo nella produzione di cultura, ma nel produrre una cultura che si consuma, che si vuole, che incontra un bisogno che gli altri non sono in grado di soddisfare. Al Palazzo non si fanno concessioni al populismo, il livello è alto ma anche accessibile; non si tratta di dibattiti e incontri per un ristretto gruppetto di intellettuali che si conoscono.
Questo grande servizio culturale non viene solo svolto dalla Storia in Piazza, un evento che dura solo quattro giorni, ma viene attuato attraverso un offerta costante e diversificata di cultura, che dura tutto l'anno, con la pioggia (o inondazioni!) e con il bel tempo. I genovesi dovrebbero essere orgogliosi del loro Palazzo Ducale e il Palazzo Ducale dovrebbe essere orgoglioso dei genovesi."







Un compleanno per due per fare festa con tutta la città
musica, spettacolo, animazioni, cultura e molto altro ancora



Programma di Palazzo Ducale:

18 MAGGIO 2012

dalle ore 9.00 alle 13.00: Laboratori per le scuole. Realizzazione di una grande installazione collettiva.

dalle ore 16.30 alle 19.00: Interventi musicali di gruppi giovanili del Conservatorio Statale di Musica Niccolò Paganini.

ore 21.00: Presentazione del video Lip Dub Buon Compleanno Palazzo Ducale risultato di un progetto che ha coinvolto oltre 250 teenagers, in collaborazione con l'Associazione Cinematografica Ciak in Testa. A seguire DJ Set con installazione audio/video, a cura della Classe di Musica Elettronica del Conservatorio Paganini.

19 MAGGIO 2012

dalle ore 10.00 alle 18.00: ReMida Day
Progetti e laboratori creativi con materiali di riuso sul tema “Intrecci”, con riferimento al Palazzo come luogo di incontri e scambio.

20 MAGGIO 2012

dalle ore 10.00 alle ore 20.00: Installazioni video su 20 anni di Palazzo Ducale e Porto Antico
In collaborazione con RAI Liguria.
Palazzo Ducale e Porto Antico-Modulo 1, Magazzini del Cotone

dalle ore 11.00 alle ore 13.00: Visite guidate gratuite al Palazzo
A cura dell'Associazione degli Amici dei Musei Liguri e di Palazzo Ducale Gli Amici dei Musei. Alcune visite saranno condotte in lingua straniera dagli studenti del Civico Liceo Linguistico Internazionale Grazia Deledda nell'ambito del progetto FAI Fondo Ambiente Italiano Apprendisti Ciceroni ®.
Palazzo Ducale

ore 11.00: Banda di Piazza Caricamento
Palazzo Ducale

ore 12.00: I marmi giustiziati. Il ritorno a Palazzo delle statue monumentali dei Doria
Incontro con G. Spalla e G. Ansaldi
Sala del Minor Consiglio – Palazzo Ducale
play mp3 20120520_spalla.mp3 - durata 42m

ore 12.30: Triuggio marching band
da Porto Antico, Testata di Molo Magazzini del Cotone a Palazzo Ducale

dalle ore 15.00 alle ore 18.00: Visite guidate gratuite al Palazzo
a cura dell'Associazione degli Amici dei Musei Liguri e di Palazzo Ducale Gli Amici dei Musei. Alcune visite saranno condotte in lingua straniera dagli studenti del Civico Liceo Linguistico Internazionale Grazia Deledda nell'ambito del progetto FAI Fondo Ambiente Italiano Apprendisti Ciceroni ®.
Palazzo Ducale

dalle ore 15.00 alle ore 18.00: Streetmat
Laboratori a cura di MateFitness, Palestra della Matematica.

Ore 16.00: Pimpa Cappuccetto Rosso
Di Francesco Tullio Altan. Regia di Giorgio Gallione.
Con Gabriella Picciau. A cura del Teatro dell' Archivolto.
Sala del Munizioniere - Palazzo Ducale


ore 16.30: Letture nella Torre
a cura del Teatro Stabile di Genova.
Palazzo Ducale


ore 17.00: Triuggio marching band
da Palazzo Ducale a Porto Antico, Piazzale Mandraccio

ore 17.30: Inaugurazione mostra
Mario Giacomelli. Un maestro della fotografia del Novecento
Palazzo Ducale


ore 18.30: Valzer
Attori su altissimi trampoli danzano negli spazi di Palazzo Ducale sulle note romantiche dei valzer di Puccini e Strauss.
A cura del Teatro tascabile di Bergamo.
Palazzo Ducale


ore 19.00: Brindisi di Compleanno
A cura di mcafè.
Palazzo Ducale




Festa 20 anni

Immaginate una grande festa di compleanno.
E quando diciamo grande, pensate davvero in grande.
Una festa che comincia al mattino e finisce la sera e dove trovare... tutto: musica, spettacolo, animazioni, cultura.
Gruppi di generi vari, marching band, spettacoli di burattini, rappresentazioni teatrali, comici, saltimbanchi, giochi, parate, visite guidate ai palazzi e ai teatri della città, fuochi d'artificio, iniziative speciali.
E, naturalmente, una bellissima torta di compleanno da tagliare tutti insieme.
Chi si festeggia? Il Porto Antico di Genova e Palazzo Ducale. In realtà, hanno entrambi qualche secolo in più:, ma è solo dal 1992 che sono stati riconsegnati alla città e ai visitatori di tutto il mondo. Perciò, sia festa per due anzi, sia festa per Genova.
E sia festa di tutti.
Domenica 20 maggio, venite a spegnere le candeline e ad accendere il futuro del Porto Antico di Genova e di Palazzo Ducale.

Giornate così avvengono una volta ogni 20 anni.

Festa 20 anni

Festa 20 anni

20 maggio 2012

la presentazione del libro di Giovanni Spalla e Gianni Ansaldi
play mp3 20120520_spalla.mp3 - durata 42m
"I marmi giustiziati. Il ritorno a Palazzo delle statue monumentali dei Doria"







18 maggio 2012

la presentazione del video della RAI
"20 anni di storia. Palazzo Ducale & Porto Antico":




20 aprile 2012

la presentazione del programma: