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Massimo Cacciari

Focus On N.4, 22/02/2007

Si è conclusa la rassegna Teatro e Filosofia.
Massimo Cacciari non parla della crisi di Governo.
Al centro dell'incontro l’Antigone di Sofocle


Poche ore dopo lo scoppio della crisi di Governo, Massimo Cacciari è arrivato a Genova per la serata conclusiva del ciclo Teatro e Filosofia, rassegna organizzata da I Buonavoglia. Ma chi si aspettava anche solo un cenno alla situazione politica italiana è rimasto deluso. La lectio di Cacciari è invece proseguita sui binari dritti dell'analisi filosofica e testuale dell’Antigone, la celebre tragedia di Sofocle al centro dell’incontro.
La formula è sempre la stessa: accostare un testo fondamentale della storia del teatro alle riflessioni di un eminente pensatore dei nostri tempi: "perché sia il teatro che la filosofia insegnano a comunicare e a condividere", dice nell'introduzione Savina Scerni, direttrice del Politeama Genovese. La serata, nello stracolmo Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, è stata dedicata con un lungo applauso al professor Flavio Baroncelli, docente di Filosofia Morale all’Università di Genova, scomparso martedì 20.

"Antigone è una figura irripetibile nella tragedia greca - dice Cacciari - per questo ci sconquassa ancora dopo più di duemila anni". La tragedia ruota intorno al conflitto tra Antigone e Creonte: il Re di Tebe vuole lasciare il fratello di lei - Pollinice - senza sepoltura in quanto traditore della polis. Per salvare l’onore del fratello Antigone lo seppellirà comunque, trasgredendo un preciso ordine e andando incontro alla condanna a morte. Innumerevoli studi hanno analizzato le due figure come lo scontro tra legge positiva (cioè della polis) e legge non scritta.

Ma chi è Antigone? Una femminista ante litteram come sosteneva Rossana Rossanda o una "padrina" dell’antica grecia, una ribelle o una conservatrice? Secondo Cacciari il suo atteggiamento non ha nulla a che vedere con la polis, o con una coscienza politica: "a lei non importa nulla della città, vuole solo seguire la legge non scritta del suo sangue, della famiglia. Da questo punto di vista è completamente impolitica". Certamente, un elemento di rottura c’è, sempre secondo il filosofo, e si trova nelle parole di Creonte: finché sono vivo non mi farò comandare da una donna. "La donna mette in crisi la cultura vittoriosa della Grecia Olimpica - continua Cacciari - in cui la religione civile come espressione del potere maschile si manifestava in tutta la sua tracotanza".

L’analisi rimane aperta, ovviamente. Cacciari ha da poco ultimato una traduzione dell’Antigone per il Teatro Stabile di Torino, che sarà presto pubblicata. Si tratta di un testo difficile, come afferma Margherita Rubino: "esistono libri di centinaia di pagine scritti solo per capire il significato della parola philìa nello scritto di Sofocle".
La serata è proseguita con le letture di Elisabetta Pozzi, Lisa Galantini e Luca Bizzarri, che hanno intepretato Antigone, Ismene e Creonte in alcuni passaggi chiave dell’opera. Brave le attrici, veterane dei palcoscenici genovesi. Il Creonte di Bizzarri stupisce, siamo così abituati a vederlo vestito da Iena che si rischia di dimenticare la sua formazione al Teatro Stabile di Genova.

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