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Focus On N.108, 26/01/2009

Ombre ammonitrici: la mostra a Palazzo Ducale

Tra gli eventi a celebrazione del giorno della memoria, l’esposizione di Pietro Geranzani. Le sue opere alla Loggia degli Abati

Ombre ammonitrici è il titolo della mostra di Pietro Geranzani, visibile alla Loggia degli Abati di Palazzo Ducale - Genova, fino al prossimo 15 febbraio2009. Diciassette dipinti, nove disegni, una scultura e un video, articolati su diversi nuclei portanti, sono la summa di una riflessione  «sul senso del nostro essere umani». Punto di partenza è la tragedia per antonomasia del ventesimo secolo, la Shoah, in concomitanza con la Giornata della memoria che ricorre il 27 gennaio.
Il curatore Gianfranco Bruno la introduce così: «lo stile può essere definito realista, ma non nel significato di un’arte che riproduce fedelmente la realtà, quanto di una capacità di comprenderne a fondo le problematiche e saperle interpretare con profonda sensibilità. Avrebbe potuto dipingere dei soldati, o dei campi di concentramento, ma la sua arte invece evita la narrazione e si rapporta al reale tramite concetti che evocano il medesimo senso di tragedia».
Il tema delle prime opere sono i morti anonimi di ogni conflitto, passato e presente: a introdurre la mostra l’unica scultura, un body bag in gesso che rappresenta simbolicamente tutti questi «mucchi di corpi imballati così come viene in sacchi o lenzuola», e nella stanza successiva una serie di quadri che riproducono il medesimo soggetto. Passando oltre, due quadri speculari che raffigurano il Golem, la figura mitologica per eccellenza della tradizione ebraica. Dopo una serie di disegni raffiguranti carcasse, è mostrato in alcuni dipinti il contrasto fra ciò che sta sopra, il firmamento, e ciò che sta sotto, i piedi: questa parte del corpo rappresenta l’ancoramento a una vita terrena dove tutto è caducità, mentre le riproduzioni del cielo vogliono essere il tentativo di «costruire un percorso immaginario di speranza per ciascuno di quei morti anonimi».
In chiusura è proiettato su una parete un video, accompagnato dalla poesia Oh, i camini di Nelly Sachs: un fuoco che arde e si trasforma in fumo nero, finché la cenere non si disperde lasciando lo schermo completamente bianco. «Questa è la fine che fa ogni deportato, passando attraverso quei camini descritti nella poesia».

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