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Focus On N.134, 25/06/2009

A Palazzo Ducale un convegno sui matrimoni omosessuali

Uguale accesso al matrimonio e all’adozione per le coppie dello stesso sesso: perché no in Italia? Di questo si è discusso giovedì 25 giugno durante il convegno organizzato dal Comitato Genova Pride 2009 e da Arcigay - Associazione lesbica e gay italiana.

L'incontro si è svolto a Palazzo Ducale (sala del Munizioniere), e ha visto la partecipazione dei giuristi europei che si occupano di riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso. In Italia le coppi omosessuali non sono riconosciute giuridicamente. Le cose vanno diversamente in altri paesi europei. Daniel Borrillo, dell'Università di Parigi, ha esposto il modello francese, che si concentra sui Pacs: «da dieci anni la Francia e la Spagna hanno fatto grandi passi avanti nell'evoluzione dei diritti degli omosessuali. In Francia, dopo un forte dibattito, l'opinione pubblica ha accettato i Pacs. Non è così per il discorso sull'adozione: solo il 40% della popolazione è d’accordo. L’arrivo di un governo di destra non ha cambiato le cose, anzi, Sarkozy continua a migliorare il Pacs e anzi ha proposto di celebrarlo in Comune, come succede per il matrimonio».

A concludere il convegno è stato Gianfranco Rotondi, Ministro per l’Attuazione del programma, che ha redatto il disegno di legge DiDoRe (DIritti e DOveri REciproci). Il testo premette che la famiglia è quella composta da un uomo e una donna, preferibilmente con figli, ma introduce il diritto per le coppie omosessuali all'assistenza in caso di malattia e dà ai conviventi voce in capitolo in casi come malattie invalidanti e donazione di organi (ma anche sulla modalità delle esequie).
Il presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso, presente al convegno, ha commentato: «Rotondi è uno dei pochi politici ad aver capito che un cammino va aperto, però non approviamo questa proposta di legge. I DiDoRe hanno suscitato un grande dibattito, ma quello che chiediamo è rispetto, uguaglianza e poter accedere a tutti i diritti e a tutti i doveri».

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