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JCE

Focus On N.3, 14/02/2007

JCE: la creatività mette radici

Torna per il secondo anno il "Salone delle giovane creazione europea". A confronto i linguaggi artistici di 6 paesi. Al Ducale fino all'11/3

Miracolo a Palazzo Ducale: oggi, mercoledì 14 febbraio 2007, si inaugura la seconda edizione del JCE - Salone delle giovane creazione europea. Avete letto bene: 'seconda', cioè qualcosa che in genere segue una 'prima' e precede una 'terza'. Sembra proprio che a Genova stia per essere archiviata l’era dell’episodicità. Miracolo, appunto.

Luca Borzani indica i punti di quella che a noi pare una piccola inversione di tendenza: 50mila visitatori agli eventi di BAG, tanti eventi medi invece della 'mostromostra', un’idea di continuità ormai consolidata ed una rinnovata collaborazione fra Accademia e Villa Croce.

Il salone che si apre oggi negli spazi del Sottoporticato riprende né più né meno le caratteristiche della prima edizione: dare spazio ad artisti contemporanei molto giovani e non ancora affermati, dieci per ogni nazione. Ogni sezione è curata in autonomia: i portoghesi hanno scelto i portoghesi, i lituani i lituani e via così. A Genova la selezione è stata affidata ad Emilia Marasco e Sandra Solimano. Sei paesi, sessanta artisti e una tappa da un mese in ognuna delle città aderenti: Montrouge (Francia), Klaipeda (Lituania), Salisburgo (Austria), Amarant (Portogallo), L’Hospitalet de Llobegrat (Spagna / Catalogna). E in progetto l’idea di allargarsi con una nazione in più ogni anno.

"La forza del JCE è proprio quella di essere un 'Salon'", commenta Solimano, "cioè nell’accostare opere che non hanno taglio critico o tema comune. È un vero confronto fra artisti provenienti da nazioni diverse, che ci invita a cogliere differenze o similitudini".
Quest’anno, per di più, in fase di allestimento si è saggiamente deciso di dividere gli artisti per provenienza, una scelta che ha aiutato a sottolineare il sostanziale equilibrio dei linguaggi della giovane arte europea. "Poi certo, è divertente veder emergere qualche stereotipo", come quello della Spagna provocatrice in campo erotico, buñueliana, in un certo senso. Le opere italiane mostrano invece una riflessione sui temi dell’esistenza e del rifiuto della società contemporanea.

Il Salone si apre proprio con la sezione nostrana, dove campeggia una bella immagine dello svincolo di Cornigliano di Fabio Niccolini ed uno dei lavori più toccanti dell’intera mostra, 'Senza la memoria' di Silvio Marinetto,un racconto per immagini della quotidianità della nonna colpita da Alzheimer.
Colorata ma tutto sommato tradizionale la selezione francese; si passa a quella spagnola, senz’altro la più divertente, quanto meno per l’interazione che chiede allo spettatore: potete entrare in una mega-vagina di stoffa, oppure in un box imbottito dove uno schermo vi riprende mentre fate le facce. C’è più ciccia nella stanza dei video, dove intrigano quelli di Marta Fontana Forcadell (lei che si imbozzola come un bruco, chiusa in una scatola di cartone) e di Monica Febrer (il surreale gioco a palla di una benna meccanica). La Lituania potete saltarla a piè pari, così come il Portogallo, mentre l’Austria presenta l’opera vincitrice di questa edizione, 'Wobbel' di David Moises

Giulio Nepi

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