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Viaggiar per storie




incontri

Viaggiar per storie

Per sfida, conoscenza e per ardore
Cinque incontri a Palazzo Ducale
29 aprile - 27 maggio 2013

ingresso libero

Organizzato dalla Fondazione Garrone

Francesco Perfetti
Il volo della modernità
Francesco Perfetti

13 maggio 2013, ore 21

Francesco Perfetti insegna Storia Contemporanea all'Università LUISS.

Gabriele d'Annunzio, di cui quest'anno si celebrano i 150 anni dalla nascita, ebbe del viaggio e del viaggiare - come di tante altre cose - un'interpretazione originale e simbolica. Tralasciamo gli spostamenti dall'Abruzzo nativo a Roma, a Venezia, alla Toscana, a Parigi, a Fiume, a Gardone ai quali pure egli diede valore di cesure e di barriere, elevate a separare stagioni della sua vita. Il viaggio, per d'Annunzio, o si fa in Grecia, come gli accadde nel 1895, per andare a cercare ispirazioni e rinnovare motivi classici, o si protende verso la modernità. In ogni modo, retrospettivo o avanspettivo, il viaggio di d'Annunzio genera mitologie. Quando progetta le grandi gesta aviatorie e il volo su Vienna, la beffa di Buccari, la presa di Fiume, il poeta-soldato cerca per sé il posto di un eroe omerico della modernità.
Senza ombre, tutta in luce, la modernità che era stata già proclamata negli entusiasmi dei Futuristi (che inneggiavano alla velocità, la macchina, l'elettricità, la benzina!), trovava in d'Annunzio una conferma "individuale". I Futuristi erano affascinati dal dilagare della modernità, dalla sua ecumenica diffusione; dalla modernità come nuova religione. Nell'Italia che di ĺ a pochi anni avrebbe conosciuto gli entusiasmi di piazza per il dirigibile di Nobile e per le trasvolate di Italo Balbo, d'Annunzio precorreva i tempi e si rendeva interprete della modernità. Gli importava - è chiaro - finché gli consentiva di sorvolare in aeroplano le masse che cominciavano ad apprezzare la comodità offerta da treni e tramvai. Per il resto, per la stessa idea della società che nei fatti difendeva, d'Annunzio era più vicino alla tradizione che al cambiamento.
Per quel che riguarda la politica, la sua sensibilità, più esibita che professata, si era modellata al fuoco della Prima guerra mondiale. In seguito si caricò di simboli e si affinò nel clima drammatico ed esaltato di quegli anni. Soltanto dopo, compiuta l'impresa fiumana e messo da parte dal regime, d'Annunzio ebbe, nella vita politica italiana e non solo italiana, il ruolo di un punto di riferimento al quale guardare da più parti: da destra, ma anche da sinistra.