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SETTEMBRE A PALAZZO DUCALE COL TRALLALERO
8 - 28 settembre 2001
PROGRAMMA:
Sabato 8 settembre A Lanterna
Sabato 15 settembre Gruppo Spontaneo Trallalero
Martedì 18 settembre Gruppo Canterini Valbisagno La Concordia
Venerdì 21 settembre I Giovani Canterini di Sant'Olcese
Mercoledì 26 settembre Canterini Centro Storico
Venerdì 28 settembre La Nuova Mignanego
CHE COS'È IL TRALLALERO
È uno stile di canto a più voci, caratteristico del genovesato; a
definirne il suono, quello che in gergo si chiama a dærave;ta, (ossia il modo di
dare, di porgere il motivo musicale unitamente al testo) concorre in maniera
determinante la cadenza parlata dei cantori.
I gruppi organizzati si raccolgono in squadre di canto: per formarne una buona
occorre disporre di quattro solisti e di alcuni bassi di diverso timbro in modo che
si crei tra loro una fusione soddisfacente: si tratta quindi di un tipo di canto
molto specializzato.
I nomi delle diverse parti vocali sono: contralto (contraeto), tenore (primmo),
baritono (controbasso), chitarra (chitàra), e bassi.
Il numero totale dei cantori varia tra un minimo di sette ed un massimo di dodici-quindici:
le voci sono tutte maschili. Da sottolineare che la chitarra è eseguita da
una voce baritonale che imita un po' il ben noto strumento a corde.
Tutte le squadre stabili hanno un maestro (mèistro), che coordina le prove,
l'amalgama delle voci e suggerisce, se necessario, l'andamento e l'esecuzione di certe parti.
Di solito esiste anche un presidente che si assume responsabilità di carattere
pratico e cura i rapporti della squadra con l'esterno.
Nei canti tradizionali il testo viene intonato solo dal contralto, dal tenore e dal
baritono che però inserisce dei nonsense ritmici dando, per così dire, la
risposta alla chitarra, la voce più fantasiosa del complesso. È normale,
specie nel repertorio tradizionale, che una parte dell'esecuzione sia cantata da
tutti su sillabe nonsense: questa viene indicata come trallalero; il termine,
chiaramente onomatopeico, indica allora (in questo suo primo significato), una
variazione a forte tendenza ritmica basata di solito sull'andamento melodico-armonico
del brano a cui si lega.
È un modo per dare completezza e maggior respiro al canto, data la stringatezza
dei testi cantati: amorosi, satirici, conviviali, strofette amorose, sono tutti poco
estesi e, talvolta, approffittando della metrica comune, strofe che possono anche star
da sole vengono associate; il canto lirico monostrofico è pressocchè ignoto, mentre il
canto narrativo è ridotto a brandelli.
Il repertorio si distribuisce su tre livelli: trallaleri (ecco il secondo significato
del termine) veri e propri, che vengono ritenuti viva testimonianza della più autentica
tradizione orale; canzoni d'autore in dialetto opera di musicisti e versificatori locali,
motivi di provenienza eterogenea. Il tutto viene cantato nello stile del trallalero
(terzo significato) che indica anche un modo di cantare.
Scheda a cura di Mauro Balma dal sito internet dei Giovani Canterini di Sant'Olcese.
"Ora io non ho mai avuto l’occasione e come me penso molti vecchi canterini,
non abbiamo mai detto la nostra versione su come è nato il canto popolare.
E ora io quando avevo quattordici anni andavo nelle osterie a sentire questa
gente qui cantare, e andavo anche su di lì per il Piemonte: alla sera si
mettevano lì nelle osterie a cantare. A Isoverde ci trovavamo sempre a
prendere qualche litro di vino nella Società Cattolica e lì c’era
anche una che faceva la cantiniera e cantava da contralto. Pagavamo alla sestrina
perché i soldi non ne avevamo e soldi per comprare gli strumenti assolutamente
non ce n’erano e allora ci ingegnavamo tutti per fare qualcosa, insomma per abbellire
un po’ questo canto e chi faceva il basso, chi faceva il contralto ...
E poi quelli che dicono che il canto è nato nelle canoniche, tutte belinate
secondo me. Come quelli che dicono che il canto è nato nelle barche, là
sulle barche ... sulle barche avevano altro lavoro da fare, altro che delle belinate:
li facevano andare come treni!"
Conversazione con Teresio Castello (19 dicembre 1991) tratta dal volume "Nel cerchio
del canto. Storia del trallalero genovese" di Mauro Balma, De Ferrari Editore, Genova 2001.
Cantare il Trallalero non è facile, non solo bisogna essere intonati,
occorre una predisposizione particolare: possedere la "dæta"; che cos’è?
La capacità di arricchire l’intonazione con variazioni creative, melismi
ed altro, che conferiscono quel quid di personale all’arte del canterino.
Quando i canterini di una squadra scoprono un giovane che possiede questa dote,
è un giorno di festa per questa forma d’arte antica: vuol dire che non si
estinguerà, il talento che si rinnova è un segno di vita che continua.
Dicevo che è un’arte antica: circa la sua origine non c’è unanimità
fra gli studiosi. Il grande Edward Neill sosteneva che il Trallalero è di
origine ecclesiale, qualcun altro ha voluto miticamente ipotizzare un’origine marinara,
il competente Balma è convinto che sia nato nelle osterie. Io so per certo che
il mio incontro con il Trallalero è avvenuto in una latteria: precisamente in
Canneto il Lungo nel centro storico di Genova.
Un’altra cosa certa è che il Palazzo Ducale ha già ospitato nella sua
storia le squadre di canto per dei concorsi che sono rimasti memorabili, soprattutto
negli anni cinquanta ed è con una grandissima gioia che accogliamo le 5 squadre
di questo settembre nel Cortile Maggiore immaginando che quel magico cerchio si
comporrà al centro di quel cortile e manderà i suoi suoni originali
fino al loggiato più alto.
Arnaldo Bagnasco Presidente Palazzo Ducale S.p.A.
A PARTENSA
(Anonimo)
La partensa da Parigi
Sta per andar
Sta per andarsene a Livorno
Ma camminando
Di notte e giorno
Sempre pensando
Oh bella si sol pensando
Sempre a te
Mio bene
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