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Maifredi e Liberovici

Focus On N.19, 8/05/2007

Artisti a duello: Maifredi e Liberovici
I due registi, neo candidati, al confronto su politica e cultura. Impegno e professione. La loro idea sul futuro della città. Anche in audio

I faccia a faccia escono dal tubo catodico e sono il pane quotidiano di queste amministrative 2007. A Palazzo Ducale, vicino alla redazione di mentelocale.it, oggi (martedì 8 maggio 2007) si sono confrontati su politica e cultura due artisti, da poco entrati nella veste di candidati politici: Andrea Liberovici (per la lista civica "La nuova stagione") e Sergio Maifredi (Forza Italia).

Presentati e sollecitati nel dibattito dai giornalisti Raffaele Niri de La Repubblica e dal direttore responsabile di mentelocale.it Laura Guglielmi, i due registi hanno esposto a una platea raccolta il perché delle rispettive scelte.

Andrea Liberovici, classe '62, si definisce candidato di bandiera. «Non corro per nessuna poltrona, semplicemente mi è stato chiesto di appoggiare Marta Vincenzi e ho accettato perché Marta mi piace: come donna e come politica. E soprattutto perché è una donna, nella mia equipe sono tutte donne. Mi convince il suo progetto per portare Genova verso l’Europa e per trasformarla in città digitale. Spero che vinca anche grazie ai voti che potrò portare».

Sergio Maifredi, (1966), candidato in piena regola come testimoniano manifesti, volantini e l'intensa agenda che lo vede impegnato in diversi incontri in città ha fatto una scelta radicale. «In teatro ho cominciato facendo il regista, poi ho capito che le scelte avvenivano altrove, nell’ambito della gestione e dell'organizzazione teatrale. Ora, ho la sensazione che la cultura a Genova stia sotto una cupola, bloccata da un sistema lobbistico. Per questo mi sono candidato, per mettere a disposizione la mia esperienza professionale e infrangere questo meccanismo, incrinarlo per rinnovare la gestione del fare cultura attraverso accordi e criteri trasparenti».

La discussione sulla scelta di Maifredi si accende. Raffaele Niri incalza i candidati sottolineando la relazione tra spesa della candidatura e oneri dell’eventuale successo: ore e ore per la partecipazione alle sedute del Consiglio Comunale, con un mero rimborso spese e molta noia.

Se la scelta di candidarsi di Liberovici è a costo zero, quella di Maifredi ha un valore di 3.500 euro, "per cosa - chiede Niri - investire questa cifra?" «Ho messo in gioco ben più di 3.500 euro. Ho messo in conto di non lavorare più a Genova. È questa la sfida, metterci la faccia, perché dall’altra parte invece non si fanno prigionieri. A 40 anni ho deciso che se non dico ora le cose che penso, non lo faccio più».

E così Guglielmi, ricordando una sua intervista a Marcello Veneziani, noto intellettuale di destra che aveva detto: "Quelli di sinistra non mi leggono perché sono di destra, quelli di destra non mi leggono perché non leggono", chiede: "Cosa vuol dire essere di destra o di sinistra?" Se per Liberovici, che da anni lavora al fianco di Sanguineti, rispondere è quasi una formalità, Maifredi - che ha lavorato per 12 anni al Teatro della Tosse, notoriamente schierato a sinistra - è perfettamente cosciente di aver creato ampio sconcerto fra quanti lo ritenevano del loro schieramento. A questo proposito Niri ricorda che poco prima di andarsene Emanuele Luzzati aveva suggerito di votare per Edoardo Sanguineti. «Il problema - afferma Maifredi - non è essere di destra o di sinistra. Per quanto mi riguarda la questione riguarda la gestione della cultura e la necessità di creare un’alternanza rispetto a un’amministrazione che da Pierantoni in poi ha creato un vuoto cosmico, lasciando agire ogni ente in solitudine, senza coordinamento. Contro questo mi voglio battere, poi non chiederò mai a un attore se è di destra o di sinistra, solo se è un buon attore. Aggiungo che a sinistra c'è un pieno impossibile da scardinare, tutte le poltrone sono già assegnate, da questa parte invece c'è un vuoto e semplicemente mi sento di coglierlo».

Liberovici entrando nella parte dello sfidante rilancia attaccando. «Secondo me c’è una discrepanza grossa tra la parola cultura e Forza Italia. Il partito-azienda lavora per il capitale, fa soldi con prodotti che intende vendere. La sinistra che conosco io - anche se ammetto che in questi ultimi anni non è stata avulsa dalle lobby - investe anche su una cultura e una ricerca che non dà un immediato risultato economico».

La scorrevolezza del confronto subisce un intoppo sul finale. L'ultima domanda infatti spinge lo sguardo in avanti, nel momento i cui i giochi saranno fatti: "Quale sarebbe la prima cosa che fareste?"

Liberovici ribadisce la sua posizione di sostenitore di Marta Vincenzi: «perché con Marta non si è mai parlato di assessorato», sottolinea. «Se chiamato, metterò a disposizione il mio entusiasmo, la mia creatività e i miei progetti, ma non voglio nessuna poltrona. Ho però un desiderio: vedere a Genova un serio assessorato alle politiche giovanili. Secondo me i giovani creano aggregazione attraverso musica e l’uso di nuove tecnologie e credo che sia questo il messaggio da cogliere. Da tempo lavoro in Europa nelle moderne factory dove sperimentazione e nuove tecnologie si incontrano per dare vita a innovative forme d'arte, ecco questo manca a Genova e forse non va in una direzione tanto diversa dall’IIT e dall’idea di dare spazio a nuovi progetti, ma anche crescere nuove professionalità».

Pronto a questo quesito da molte settimane, Maifredi snocciola un progetto di assessorato che attraversa e è attraversato dalla città. «Metterei l’assessorato alla cultura alla Loggia dei Banchi in un soppalco e farei in modo che fosse raggiungibile e accessibile a tutti, così come chiari e accessibili dovrebbero essere criteri e scelte. Vorrei una giunta che passasse il suo tempo per le strade, in un contatto diretto con cittadini e problematiche».

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