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L'Età di Rubens
L'Età di Rubens
Dimore, committenti e collezionisti genovesi
20 marzo - 11 luglio 2004

La mostra

Donna allo specchio - Tiziano Vecellio
Tiziano Vecellio
"Donna allo specchio"
Museu Nacional d'Art de Catalunya, Barcellona
©MNAC- Museu Nacional d'Art de Catalunya Barcellona 2003

Lucrezia - Artemisia Gentileschi
Artemisia Gentileschi
"Lucrezia"
Milano, collezione Etro

Susanna e i vecchioni - Paolo Caliari (Veronese)
Paolo Caliari, detto il Veronese
"Susanna e i vecchioni"
Genova, Collezioni d'arte di Banca Carige

Gabinetto d'amatore con 'asini iconoclasti' - Frans Francken II il Giovane
Frans Francken II il Giovane
"Gabinetto d'amatore con 'asini iconoclasti'"
Chiavari, Società Economica

Il doge Agostino Doria con la sua famiglia - Guilliam van Deynen
Guilliam van Deynen
"Il doge Agostino Doria con la sua famiglia"
Parigi, collezione privata

Ritratto equestre di Gio. Carlo Doria - Pietro Paolo Rubens
Pietro Paolo Rubens
"Ritratto equestre di Gio. Carlo Doria"
Genova, Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola

Ritratto di Brigida Spinola Doria - Pietro Paolo Rubens
Pietro Paolo Rubens
"Ritratto di Brigida Spinola Doria"
Washigton, National Gallery of Art, Collezione Samuel H. Kress
Image©2003 Board of Trustees National Gallery of Art

Ideata e curata da Piero Boccardo con la collaborazione di Clario Di Fabio, Anna Orlando e Farida Simonetti
Quando Rubens arrivò per la prima volta a Genova, nel 1604, esattamente 400 anni fa, la città era al massimo della sua potenza economica e la classe di governo si trovava in una situazione di grande ascesa, per merito degli investimenti condotti su diverse piazze finanziarie italiane ed europee.
I banchieri, i finanzieri, i grandi mercanti genovesi si trovarono ad avere una grande quantità di risorse da investire e si alimentò così un ricco collezionismo artistico del tutto peculiare.
La mostra, il fiore all’occhiello delle manifestazioni per Genova Capitale Europea della Cultura, vuole dar conto della specificità del collezionismo seicentesco a Genova e del suo rilievo internazionale.
In virtù del regime repubblicano che si era scelto, a Genova non si afferma un gusto ufficiale, altrove imposto dal sovrano, e questa libertà determina una singolare varietà di scelte, per lo più suggestionate dalla cultura figurativa delle aree geografiche in cui il collezionista impiegava i propri capitali e svolgeva i propri affari: Anversa per un ramo della famiglia Balbi, Milano e Venezia per un altro, Napoli per Marcantonio Doria, Milano per suo fratello Gio. Carlo, eccetera.
All’interno di quelle dimore che proprio Rubens celebrava per la loro magnificenza – con la pubblicazione del volume I Palazzi di Genova, edito la prima volta ad Anversa nel 1622 - nascevano quadrerie molto diverse fra loro.
Genova nella prima metà del Seicento accoglie le opere di Frans Floris e di Rubens da Anversa, di Procaccini, Cerano e Morazzone da Milano, di Guido Reni e di Guercino da Bologna, di Tiziano, di Paris Bordon e del Veronese da Venezia (e perfino da Augsburg), di Caravaggio e di Ribera da Napoli.
Ma accoglie anche gli artisti, chiamati a lavorare dai genovesi o attirati dalla loro disponibilità finanziaria: non solo Rubens e Van Dyck, ma anche Simon Vouet, Orazio Gentileschi, Giulio Cesare Procaccini, Justus Sustermans.
Sono state scelte una decina di quadrerie esemplari, ricostruite filologicamente sulla base dello studio degli inventari seicenteschi, che saranno presentate attraverso i principali capolavori, in modo che il visitatore possa rendersi conto, con il grande impatto visivo di decine di quadri appesi alle pareti, della magnificenza delle dimore visitate da Rubens.
Tra i collezionisti scelti ve ne sono alcuni già noti alla critica per il loro ruolo di mecenati: per esempio Gio. Carlo Doria, al quale già la mostra di Van Dyck sempre a Genova dedicò una spettacolare stanza a inizio percorso; suo fratello Marcantonio, il noto committente dell’ultima opera di Caravaggio, dipinta dall’artista a Napoli nel 1610, anno della sua morte; o ancora Gio. Vincenzo Imperiale, poeta e raffinato amatore d’arte la cui collezione, dopo essere stata offerta al duca di Mantova, fu acquistata in blocco da Cristina di Svezia. Ma altri saranno riscoperti per la prima volta, se non come personalità storiche, senz’altro nella loro veste di collezionisti e appassionati d’arte.
Nell’intento di ricostruire gli ambienti in cui le quadrerie erano ospitate, saranno esposti anche argenti e arazzi, che per altro costituivano un’alternativa abituale per gli investimenti artistici dei genovesi.
Il nucleo espositivo fondamentale sarà ospitato al piano nobile di Palazzo Ducale, con un allestimento curato dall’architetto Giovanni Tortelli, cui si deve la recente mostra dedicata a Vincenzo Foppa a Brescia.
In occasione della mostra molte saranno le opere sottoposte a restauro e pertanto restituite nel loro splendore anche per gli anni a venire.
Una tra tutte, è doveroso ricordare, il capolavoro di Rubens conservato al museo di Colonia: la grande tela raffigurante Giunone e Argo anticamente conservata nel palazzo genovese di Stefano e Gio. Battista Balbi, attualmente interessata da un delicato restauro. Verrà eccezionalmente prestata a Genova, proprio per rientrare per la prima volta nella città per la quale fu dipinta.
Sarà l’opera di Rubens senz’altro più spettacolare, se non altro per le dimensioni straordinarie (cm 250 x 300), ma altre opere competeranno con essa quanto a impatto visivo: per esempio, la bella Brigida Spinola Doria della National Gallery di Washington o la grande Cena di Veronese acquista da Gio. Filippo Spinola nel 1646 e oggi conservata alla Galleria Sabauda di Torino, o il Venere e Adone di Annibale Carracci del Prado.
Tra gli altri musei prestatori si ricordino il Louvre, la National Gallery di Londra, gli Uffizi, il Getty Museum di Los Angeles, il Nelson Atkins Museum di Kansas City, il Kunsthistorisches di Vienna, la Gemaeldegalerie di Berlino, la Alte Pinakothek di Monaco.
La mostra si avvale di un comitato scientifico consultivo che annovera alcuni tra i più noti studiosi italiani e stranieri.
La mostra si resa possibile grazie al generoso contributo della Fondazione Carige.

La presenza di Rubens a Genova nel primo quarto del Seicento coincide con la stagione di massimo splendore del patriziato locale, composto per la maggior parte da banchieri di recente nobiltà, ma dotati di disponibilità finanziarie immense.
Ambizione, gusto raffinato e sapiente politica di investimenti concorrono in quegli anni alla nascita di collezioni artistiche straordinarie, in grado di competere con quelle dei maggiori sovrani europei dell’epoca.
Vi figuravano dipinti di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Frans Floris, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni, Ribera, Procaccini, Orazio e Artemisia Gentileschi, Van Dyck e, naturalmente, Rubens, in una sapiente commistione di opere contemporanee e del passato più recente e accreditato.
L'allestimento della mostra, che è il risultato di un meticoloso lavoro di ricerca, vuole offrire al visitatore la suggestione di varcare la soglia di una quindicina di grandi dimore genovesi dell’epoca e di evocare le figure di alcuni di quei collezionisti e committenti straordinari: oltre un centinaio di opere tra dipinti, arazzi ed eccezionali argenti da parata, provenienti dai musei di tutto il mondo, consentono di seguire un percorso emozionante a ritroso nel tempo.
Le diverse sezioni presentano, tra le altre, la ricchissima quadreria di Gio.Carlo Doria (ritratto a cavallo proprio da Rubens) e la sua Wunderkammer, una camera delle meraviglie ricca di curiosità naturalistiche; la serie delle Arti liberali di Frans Floris, acquistata ad Anversa da Gerolamo e Gio Agostino Balbi e ricomposta per l’occasione; la spettacolare Morte di Argo dipinta da Rubens per Stefano Balbi, finanziere a Milano; la quadreria di Gio. Filippo Spinola, il primo in Europa ad aver assicurato alla sua collezione una delle grandi Cene di Veronese.

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