Meditazioni Mediterraneo
In viaggio attraverso sei paesaggi instabili


Meditazioni Mediterraneo.
In viaggio attraverso sei paesaggi instabili

Palazzo Ducale, Appartamento del Doge
10 settembre – 7 novembre 2010

GLI SPAZI ESPOSITIVI

Il vento porta i profumi. Terre, rocce e risorse
Scenari naturali, campi coltivati, messi mature, distese di lavanda, e altro ancora sono i paesaggi del sud della Francia, che ci appaiono su due grandi schermi. Venti che soffiano, efficaci impollinatori, modellano i territori, portano odori e profumi e come enormi insetti anch'essi fischiano e sibilano. Una piccola rete posta al centro di un cavalletto fotografico intrappola uno sciame d'api virtuale. Toccandole, le api svolazzano sugli schermi e con i loro piccoli spostamenti, accompagnati da sibili e ronzii, modificano continuamente i paesaggi. Nella sala la rappresentazione cartografica della Provenza dell'Atlas universel, un atlante francese del Settecento, dal tratto asciutto, ma ricco di particolari.
Dietro gli scenari le risorse naturali - terre, rocce, minerali, coloranti e materie prime - che da millenni segnano il paesaggio umano del Tirreno. Marmo, ardesia, ocra, metalli e pietre rare furono il risultato di ricerche accanite e lavorazioni sapienti da cui nacquero, migliaia di anni fa, i primi simboli, i primi edifici, i primi tesori.

L'acqua si ferma nel sale. La flotta più antica
Il mare si trasforma e si ferma nel sale, visto come metafora di ciò che conserva e di ciò che corrode; paesaggi trasparenti e cristallini, ma anche relitti arrugginiti arenati sulla battigia. Il mare di paesaggi straordinari e inviolati e quello popolato da corpi che si agitano tra urla e risate, da rifiuti abbandonati.
In questa sala, su una piccola lastra centrale scorrono immagini video di luoghi affollati da turisti e gente di ogni tipo. Avvicinandosi l'immagine sparisce e su due schermi retrostanti, di grandi dimensioni, si mettono a fuoco vari scenari nella loro integra bellezza: i litorali della Grecia, le grandi saline, l'isola di Zante e le innumerevoli memorie archeologiche. Nel percorso cartografico sono presentate le due rappresentazioni più antiche dell'isola di Zante, da due celebri Isolari (atlanti di tutte le isole del mondo) pubblicati nel Cinquecento da Benedetto Bordone e da Tommaso Porcacchi.
Rarissimi bronzi e un'ancora in pietra ci restituiscono la flotta più antica: navicelle dal fondo piatto o curvo che hanno percorso le rotte marine dalla Sardegna verso oriente ed occidente, con i loro carichi di ceramiche, metalli, persone, idee.

La terra genera l'aria: gesti tra uomini e divinità
Tre grandi schermi verticali formano un'istallazione ascensionale che propone l'idea del vulcano, in particolare del Vesuvio. La materia lavica incandescente salendo svapora, diffondendo immagini e suoni del territorio campano.
Il visitatore, percorrendo una passerella di legno che conduce all'istallazione, determina con la vibrazione dei propri passi il cambiamento e la sovrapposizione di queste immagini. Accanto all'energia che il vulcano propaga c'è la devastazione. E' l'orribile accostato al bello, il bello all'orribile, moto che sta anche dentro gli uomini del Mediterraneo e le figure di Pompei di uomini, donne e bambini, rese straordinarie statue di gesso, racchiudono tutto il cerchio di questa contraddizione.
Una straordinaria incisione colorata a mano dall'Atlante di tutte le città del mondo di Georg Braun e Franz Hogenberg raffigura i Campi Flegrei come erano alla fine del Cinquecento. I reperti archeologici mettono in luce le relazioni tra umano e divino, tra il terrore di pericoli infiniti e la serenità conquistata attraverso gesti e rituali perpetuatisi, in Sardegna, tra i templi protostorici e le chiese cristiane.
I modelli votivi di nuraghe, le figure bronzee di capi, guerrieri, sacerdotesse, offerenti e supplici e gli ex voto dai santuari, soprattutto costieri in cui per secoli i fedeli hanno chiesto guarigione e protezione a divinità indigene poi assimilate a quelle mediterranee, documentano l'intreccio dei culti ma anche le speranze dei malati e le loro attitudini di preghiera e scongiuro. Gesti ed ex voto che ci sono immediatamente familiari e comprensibili, in una continuità che, attraverso i santuari medievali, giunge sino a noi.

La luce scrive il vuoto. Paesaggi agrari e commerci scomparsi
La luce svela nel vuoto del deserto le sue infinite metamorfosi, e il deserto, come il mare, appare come una grande lavagna, su cui con un moto pacato ma inarrestabile, scrive il suo romanzo infinito e lo cancella.
Superando delle soglie di luce, in questo nuova stanza, avanzando lentamente ci vengono incontro visioni del deserto libico, delle rovine romane di Leptis Magna, di Cirene, Sabra e infine di Ghadames. Piano piano le immagini si ingrandiscono fino a evidenziare particolari nascosti. Dalle immagini in movimento alla carta dell'Africa settentrionale, un po' ingenua e sovraffollata di particolari com'è tipico delle carte medievali, in due edizioni della Geografia di Tolomeo della prima metà del Cinquecento.
Le anfore africane sono quasi onnipresenti nel Mediterraneo occidentale: grazie a loro conosciamo l'antica fertilità delle regioni nord africane oggi desertiche e quanto fossero trafficate le rotte tirreniche lungo le quali cereali, frutti, vino e olio d'oliva raggiungevano Roma, Genova, la pianura padana e l'Europa.

Il colore si annoda al suono: Marocco
In questa stanza un tappeto virtuale, 4mt per 6mt, se calpestato da uno o più visitatori fa emergere a poco a poco ciò che nasconde: le antiche vestigia di Volubilis, i conciatori di pelle di Fes, i Suq brulicanti di persone, le innumerevoli mercanzie esposte. Un'immensa tavolozza di forme e colori, di persone, di gesti e di suoni, che intrecciandosi tra loro, creano la trama di un tessuto fatto di relazioni, scambi e affetti che compongono famiglie, amicizie, tribù, etnie e popoli.
Tracce di antiche civiltà e popoli si possono ritrovare percorrendo la carta del Marocco contenuta nella monumentale opera dei grandi cartografi olandesi, Willem e Joan Blaeu.

Lo sguardo insegue la memoria: Siria
L'istallazione presentata in questa stanza è composta da due piccoli schermi contrapposti e tra questi ne sono collocati altri due, trasparenti e di grandi dimensioni.
Sequenze video di occhi dormienti, che appartengono a personaggi del luogo, bambini, giovani, donne e anziani scorrono sul primo piccolo schermo, all'unisono con immagini di occhi di antiche statue proiettate su quello uguale e retrostante.
Scelto uno di questi personaggi, i suoi occhi si aprono e interagendo con il visitatore in una sorta di dialogo visivo, mettono in movimento gli scenari sui grandi schermi. Appariranno molte immagini, tra cui il sito archeologico di Palmira, antica città romana, le Città morte bizantine, Serjilla e poi Ugarit, Ebla, Apamea, Aleppo e le antiche norie di Hama, fino a toccare l'Eufrate a Dura Europos al confine con l'Iraq.
In una Geografia di Tolomeo dell'inizio del Cinquecento una silografia della Siria fa scoprire al visitatore nei nomi stampati accuratamente in rosso e nero luoghi e città di antica memoria.