Europa. Un'altra utopia capovolta? Rileggendo il Manifesto di Ventotene


Michelangelo BOVERO

sabato 6 aprile, ore 12 Sala del Maggior Consiglio


Quando fu rapita da Zeus, Europa era su una spiaggia fenicia. I suoi fratelli presero il mare e si divisero per cercarla in ogni direzione.
Presto si resero conto che la ricerca d’Europa era vana. Ma non potevano tornare indietro: il padre Agenore aveva loro proibito di ripresentarsi a lui senza la sorella. Così, nel loro vagare, fondarono molte città e finirono per stabilirsi ciascuno in una terra diversa.
Trascorsi i tempi del mito, lungo i millenni della storia i discendenti dei fratelli d’Europa sono divenuti gli uni per gli altri stranieri, spesso nemici. Le loro città si sono evolute, diventando magnifiche, poderose, aggressive. Nei secoli più vicini a noi, si sono aggruppate in Stati-nazione reciprocamente ostili. Nel Novecento l’inimicizia tra le nazioni ha sprigionato una quantità immensa e una qualità orrenda di violenza. Le due guerre mondiali furono in radice conflagrazioni della guerra civile europea. Al calor bianco dell’ultimo conflitto mondiale un gruppo di confinati nell’isola di Ventotene, guidati da Altiero Spinelli, concepì l’idea di riunire i fratelli-nemici d’Europa in un’unica civitas civitatum. Ne nacque un Manifesto, un progetto politico, e nel dopoguerra l’avvio di un percorso per tentare di realizzarlo. Un percorso erratico, un cammino per molti versi fuorviato, che però ha regalato ai fratelli d’Europa settant’anni di pace. Rileggere il Manifesto di Ventotene non si può, oggi, senza timore e tremore: come diceva Machiavelli, «gli uomini si stuccono nel bene».

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